Il primo maggio annunciamo un mondo alla rovescia

Cosa accadrebbe se una donna si svegliasse una mattina trasformata in uomo? E se la famiglia non fosse un campo di addestramento dove il bambino impara a comandare e la bambina a obbedire? E se ci fossero asili nido? E se il marito collaborasse alle pulizie e alla cucina? E se l’innocenza diventasse coraggio? E se la ragione e l’emozione andassero a braccetto? E se i predicatori e i giornali dicessero la verità? E se nessuno fosse padrone di nessuno?” (cit. di Edoardo Galeano, Donne).

Charlotte entrò nella casa di cura una mattina di maggio. L’aria era fredda quel primo maggio, nonostante la primavera e la fioritura degli alberi del parco che stava attraversando con l’infermiere che le portava la valigia.

Erano bastati pochi mesi dopo la nascita di Katharine, la sua prima meravigliosa figlia, per essere bollata come isterica, unica logica conseguenza per l’epoca per classificare una donna ed una depressione.

Ma lei sapeva che la “temporanea depressione nervosa” che l’affliggeva non dipendeva dal parto. Aveva radici ben più lontane che affondavano nel timore che il matrimonio con Charles avrebbe potuto mettere fine alla sua indipendenza e renderla un essere umano di scarsa utilità per la società. Come qualsiasi altra donna sposata.

Lei, “madre snaturata” sogna una vita come un servizio sociale, crede che il suo primo dovere di essere umano sia trovare un vero lavoro e, semplicemente, farlo.

Sdraiata sul letto fissa la gialla e sporca carta da parati su muro e desidera strapparla fino all’ultimo pezzettino, fino a restituire il bianco a quel muro di depressione, per disegnarci sopra con un carboncino la finestra della libertà e poter fuggire così dai demoni che le abitano l’anima.

Combatte a fatica i suoi nemici che impunemente tentano di strapparla al mondo per possederla in modo esclusivo. Talvolta riescono a sconfiggerla.

Ogni tanto Charlotte aleggia fuori della finestra e con un sorriso annuncia un mondo alla rovescia.

Lucia Rispoli, 1 maggio 2019

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