Il profumo del gelsomino

Tra gli anni Trenta e Quaranta, più di duemila donne nella piana di Milazzo raccoglievano i gelsomini destinati alle fabbriche, che poi ne estraevano profumo.


Erano le Gelsominaie di Milazzo, le donne siciliane che partorivano e allattavano i figli tra i candidi gelsomini e li ninnavano nelle ceste in mezzo ai campi profumati.


Raccogliere gelsomini era l’unica speranza per le donne che iniziavano a lavorare nei campi anche prima dei quindici anni, preferite dai padroni perché ritenute più idonee al paziente lavoro di raccolta dei delicati fiori.


Il loro duro lavoro iniziava tra la mezzanotte e le tre del mattino e proseguiva per sei-sette ore, con i piedi immersi negli acquitrini fangosi ed i corpi esposti agli insetti, in cambio di una misera paga di 25 lire per ogni chilo di fiore raccolto.


Nell’agosto del 1946, le Gelsominaie della Piana di Milazzo dichiararono il primo sciopero, consapevoli di essere sfruttate e di non poter più accettare quelle condizioni lavorative così disumane.


Il loro salario aumentò prima a 50 lire al chilo, poi ad 80, poi a 90, fino ad arrivare a 1.050 lire nel 1975, ottenendo in dotazione anche abiti di lavoro più adeguati: stivali e grembiuli per proteggere piedi e corpi, cesoie per ridurre la fatica ed il tempo del raccolto e, finalmente, anche una riduzione dell’orario di lavoro per rendere la vita più accettabile.


Il coraggio e la determinazione nutrirono le Gelsominaie di Milazzo, fino al convincerle che era giunto il tempo di lanciarsi oltre le recinzioni dei campi e scrivere la storia di una rivoluzione colorata di bianco e profumata di gelsomino.


Ecco perché il gelsomino, fiore nato dalle stelle precipitate sulla terra, ha il profumo della donna e l’odore del coraggio e della determinazione.

(©) Lucia Rispoli

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