Gent.ma Presidente Giorgia Meloni,
questa lettera vuole rappresentare l’extremum di una battaglia di donne comuni, diversamente giovani, che chiedono solo il mantenimento di uno strumento di flessibilità pensionistica c.d. Opzione Donna a tutto il 31.12.2022, con l’approvazione di una proroga di un anno.
Nella Sua lunga carriera politica ha certamente potuto accertare che le cause della disuguaglianza di genere sul mercato del lavoro (minori tassi di occupazione e tassi di inattività femminile, forme di lavoro precario, profili retributivi più bassi, periodi di interruzioni dal lavoro, ricorso al part-time) non dipendono mai da una libera scelta delle donne, ma dall’assenza di vere politiche “strutturali” volte alla parità di genere, dall’assenza di una adeguata riforma del welfare.
Tutto ciò ha determinato per le donne, in particolare per le nostre classi di età, un gap retributivo al quale si è accompagnato un gap previdenziale; entrambi hanno prodotto un gap pensionistico.
La pensione è il riassunto delle nostre vite lavorative.
Sappiamo che per risolvere il c.d. gender gap in pension sarebbero stati necessari interventi e misure ex ante sulle nostre carriere lavorative.
Sappiamo anche che i soli interventi di tipo previdenziale non possono sanare le diseguaglianze generate da diversi redditi tra uomini e donne, da carriere lavorative discontinue, dal “lavoro di cura” svolto dalla donna “in perfetta solitudine” per supplire alle carenze pubbliche che non assicurano adeguata assistenza ai soggetti che ne necessitano.
Il tema della previdenza delle donne deve essere affrontato con particolare attenzione e cautela perché gli effetti di politiche troppo drastiche con cambiamenti privi della necessaria gradualità, come quelli concretizzatesi nella riforma del 2010 per le donne del pubblico impiego e poi nel 2011 con la c.d. Legge Fornero per quelle del settore privato, hanno imposto alle stesse limiti insostenibili. Secondo una metodologia meramente “ragionieristica”, in nome di una logica di parità di sesso e degli equilibri di bilancio imposti dall’Unione Europea e dei conseguenti contenimenti dei costi della spesa sociale-pubblica, è stato attuato l’innalzamento nell’accesso alla pensione per le donne di 8-10 anni.
Dal 2015, decine di migliaia di donne riunite in Movimenti, Comitati e Gruppi si sono impegnate a difendere un diritto fondamentale delle donne lavoratrici che reclamavano il mantenimento dei criteri di flessibilità in uscita previsti dalla legge 243 del 2004, c.d. “Opzione Donna”, come misura correttiva alle regole del sistema pensionistico imposto dalla riforma Fornero.
A seguito delle battaglie sostenute dalle donne, la sperimentazione di Opzione Donna è divenuta, proroga dopo proroga, l’unica opportunità fino al 31.12.2021 in grado di consentire alle donne l’uscita anticipata dal lavoro ed offrire una risposta alle tante categorie sociali e lavorative rimaste letteralmente senza alternative.
Ci rivolgiamo a Lei per chiederLe di non ripetere ora, in nome delle stesse logiche di tipo ragionieristico e di un risparmio che viene scelto ancora una volta contro le donne, la stessa drammatica approvazione di un provvedimento che, spostando “l’asticella” in avanti a 60 anni, sbalza fuori dal sistema pensionistico le donne che hanno atteso il loro turno nella speranza che Opzione Donna venisse prorogata, anzi stabilizzata.
Per la maggioranza di queste donne 41 anni di anzianità contributiva richiesta anche ora da Quota 103 (dopo Quota 100 e Quota 102) sono un obiettivo irraggiungibile. La maggioranza di queste donne stenta anche a raggiungere i 35 anni di contributi di “Opzione donna” pur avendo lavorato molto di più di 35 anni nella loro vita, e su più fronti. La maggioranza delle donne lavoratrici non riuscirà ad arrivarci e così esse “svenderanno” o “regaleranno” allo Stato anche i loro contributi a seconda se riusciranno per vecchiaia a raggiungere una pensione o se moriranno prima di raggiungerla.
Le chiediamo di non selezionare “lo svantaggio” scegliendo categorie di donne cui riservare in modo esclusivo l’accesso ad Opzione Donna, perché tutte noi siamo svantaggiate, unite dal bisogno e da vite invisibili, altrimenti perché dovremmo decidere di chiedere una misura che prevede la pensione interamente con il calcolo contributivo, in luogo del sistema retributivo o misto. Ipotizzare che Opzione Donna sia una misura per “donne ricche” significa non aver mai incontrato le donne e non aver mai ascoltato le difficoltà e i bisogni delle loro vite.
Quante parole abbiamo ascoltato, quante promesse ancora inattuate.
Ci rivolgiamo dunque a Lei perché siamo fiduciose che possano essere finalmente ascoltate le nostre ragioni ed accolte le nostre istanze in favore di migliaia di donne.
In attesa che il Suo Governo provveda alla riforma del sistema previdenziale restituendo un accesso pensionistico dignitoso “a misura di Donna”, Le chiediamo l’impegno ad un primo atto concreto a fronte di un reale bisogno delle donne: il mantenimento in questa manovra finanziaria 2023 della proroga di Opzione Donna dal 31.12.2021 al 31.12.2022 a favore delle lavoratrici di 58 e 59 anni che hanno maturato (faticosamente) un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni, ferma restando l’opzione per il calcolo contributivo della pensione e l’erogazione subordinata alle vecchie finestre di accesso di 12 e 18 mesi.
Certe di un Suo intervento, attendiamo fiduciose.
Lucia Rispoli, in nome e per conto dell’aspettativa di migliaia e migliaia di donne invisibili.
Roma, 17 dicembre 2022, h. 11,00
Complimenti Lucia! Perfetto!
Opzione donna deve rimanere invariata e diventare strutturale
Era stato promesso in campagna elettorale
Già sarebbe da migliorare e addirittura si vuole peggiorarla
Sottoscrivo in toto quanto scritto da Lucia Rispoli. Noi donne siamo più svantaggiate rispetto alle carriera degli uomini. Se optiamo per O.D. non è perché siamo ricche come qualcuno scrive ma perché dobbiamo dedicarci ai figli, ai nipoti, ai genitori anziani tutto ciò che lo Stato non è in grado di darci a prezzi sostenibili.
Gent.ma dott.ssa Rispoli,
In questi giorni di affannosa ricerca, nella speranza di evitare la tremenda delusione che stiamo affrontando, ho toccato con mano lo spessore dei suoi scritti, la passione del suo operato, il suo incessante impegno.
Questa mattina il Sole 24 ore accenna a un’apertura nel milleproroghe, ma innalzando l’età a 60 anni (nessuna menzione sui figli). Mi sembra l’ennesima beffa del destino. Ho compiuto 58 anni il 2 gennaio 2022, ho faticosamente raggiunto i 35 anni di contributi, nonostante un tumore al seno a 36 e due figli allora di 1 e 3 anni. Sono stata caregiver dei miei genitori, entrambi portatori di legge 104, amati fino all’ultimo respiro e mancati rispettivamente nel 2017 e nel 2021. Cosa altro può volere da noi donne questo governo che tanto ha promesso in campagna elettorale per poi inesorabilmente togliere? Vorrei poterle parlare, ma non oso, nonostante il suo cellulare sia riportato in calce a uno straordinario documento presentato per ottenere il prolungamento della misura nel 2017. Vorrei chiederle cosa possiamo fare per evitare che con l’innalzamento dell’età a 60 si beffino nuovamente delle donne dem 1964. Mi scusi per il tempo che le sottraggo. Il suo impegno aiuta tante donne ad andare avanti, a continuare a sperare.
Grazie con tutto il cuore.
Con sincera stima,
Maria Grazia Binda Beschi
Grazie di cuore